La festa della Madonna Maria SS. Dell’Udienza

La Patrona della cittadina di Sambuca di Sicilia è la Madonna “che ascolta”, che dà Udienza o Adienza. La storia e la tradizione popolare tramandano il ricordo del primo evento, la prima grande “udienza” che la Madonna concesse alla cittadinanza sambucese nel Maggio del 1575 quando la popolazione afflitta da una terribile epidemia di peste stava per essere decimata. A pochi chilometri di distanza dal centro abitato in un anfratto nascosto dietro un luogo non ben precisato, secondo alcuni un antico forno, nei pressi della torre di Cellaro, di proprietà di una famiglia benestante di Sambuca, fu rinvenuta una candida statua in marmo di carrara attribuita alla scuola del Gagini. La Madonna in questa effigie ha uno sguardo estremamente dolce, chino verso il Bambino Gesù e verso chi le rivolge suppliche  e preghiere, sostiene e sorregge il Bambinello che ha un’espressione ingenua e accondiscendente, ed incarnano insieme l’ideale del sentimento più diffuso e naturale di una Mamma che assiste il suo Bambino, di una Madre che accoglie e che ascolta. La vergine porta un abito a tunica lungo e a vita alta, ma la luce si riverbera sulle braccia e sul volto, delicatamente affiancato da lunghi capelli ondulati e di un delicato color oro. Interamente ottenuta da un unico blocco di candido marmo di Carrara, il gruppo scultoreo poggia su un alto zoccolo a base ottagonale, e reca sulla parte mediana un bassorilievo che raffigura un piccolo presepe. Fu identificata come l’immagine Santa di una Madonna con Bambino e fu deciso di trasportare in processione la statua lungo le strade del paese, tra gli appestati. Tra leggenda e credenza popolare, tra storia e fede religiosa si racconta che al passaggio del simulacro gli ammalati miracolosamente guarirono. Si gridò al miracolo e in segno di riconoscenza per la grazia ricevuta si decise all’unanimità di celebrare solenni festeggiamenti in onore di quella Madonna che invocarono come Madonna dell’Udienza. La festa che ogni anno viene celebrata ha una specifica connotazione popolare, una speciale devozione che guida da generazioni la popolazione sambucese a portare avanti tradizioni e riti di culto caratteristici ed unici. Le celebrazioni si svolgono ogni anno la terza domenica di maggio e sono preceduti da un ottavario, ovvero otto giorni di preghiere in cui uomini e donne ripercorrono il percorso della processione del simulacro con le fiaccole accese e recitano il Rosario cantato, un’antica nenia in dialetto. Il trionfo della festa è la solenne processione della domenica, quando la banda musicale intona la marcia reale e i Fratelli della Confraternita di Maria si affollano e si preparano a “portare” a spalla il fercolo con la Madonna per le vie della città, tra la popolazione, nei vari quartieri. I confrati sono tutti uomini mentre le donne fanno parte della confraternita delle Dame di Maria S.S. e si occupano dei riti di “vestizione” del simulacro sacro e tutto il cerimoniale di preparazione del Santuario prima e dopo la solenne processione. I confrati erano inizialmente detti “Nudi” in ricordo degli appestati che dopo essere guariti si alzarono dai loro giacigli e iniziarono a seguire la processione così com’erano, cioè nudi. Oggi i “fratelli” portano un completo di tela blu, alcuni di loro portano sulle spalle con orgoglio e rispetto gli scapolari intessuti di fili d’oro e d’argento, con al centro l’immagine della Madonna sul fercolo. Le confraternite dei “fratelli” e le Dame sono sempre state un punto di riferimento costante per consolidare quel forte senso di appartenenza alla comunità sotto il segno della fede e della devozione. Uniti sotto il segno della Vergine Maria le due confraternite incarnano e promuovono, testimoniano e tramandano un ricco patrimonio di valori non solo religiosi, ma anche sociali e culturali, custoditi di generazione in generazione. La processione della domenica è straordinariamente partecipata da tutti i sambucesi di ogni età a testimonianza della profonda sedimentazione di devozione, tradizioni, storia locale e fede religiosa. La solenne processione, denominata “viaggio”, ha inizio alle ore 20:30  di domenica e si conclude all’alba del lunedì successivo, la “Bedda Matri” scende idealmente tra il suo popolo, attraversa numerose vie e quartieri dell’antica Zabut e della nuova Zabut oggi Sambuca, si affaccia dal varco della piazza antistante la Vecchia Matrice e volge il suo sguardo alla zona nuova costruita all’indomani del terremoto della Valle del Belice, le vie attraverso cui passa la Santa effigie sono illuminate e tracimanti di piante fiorite e antiche coperte, riccamente intessute e intarsiate da preziosi ricami, che vengono esposte ai balconi per esteriorizzare il profondo sentimento di rispetto, in segno di saluto e di accoglienza. La fede sempre più salda e in aumento condusse l’intera popolazione ad ottenere il 17 maggio del 1903 a rendere ufficiale la denominazione di Patrona di Sambuca, con l’Incoronazione della statua marmorea, con festeggiamenti che durarono per un mese e memori dell’evento venne coniato un altro appellativo della Vergine: “Regina e Patruna”. Al continuo bisogno di protezione, alle suppliche, alle preghiere, alle promesse, si uniscono “i voti”, oggetti d’oro e d’argento che vengono offerti come insigne ringraziamento per una supplica esaudita, per una grazia ricevuta. I numerosi oggetti fanno parte del tesoro della Madonna molti dei quali vennero fusi per realizzare le corone, altri oggetti invece vengono esposti durante la processione e fatti indossare alla Vergine Santa fissati su un drappo di velluto denominato “grembiule”. Ma il profondo valore di ciascun ex voto risiede nel valore del dono che testimonia la storia di una preghiera giunta a destinazione. I segni della grande festa religiosa sono tanti, come l’imponente fercolo, la vara su cui viene posta la statua dopo la cerimonia lunga ed emozionante della “scinnuta” dell’altare, una vara lignea, scolpita ed elegantemente decorata da maestri artigiani locali, custodita durante tutto l’anno all’interno del Santuario. La festa della Madonna da secoli è stata ed è sostenuta dalle offerte dei fedeli, per gestire l’organizzazione di tutti gli eventi che accompagnano la festa religiosa e gestire la raccolta delle offerte, a tale scopo viene designato un Presidente della “Festa Grande”,  e altri due Presidenti, uno del Palio ed uno dell’illuminazione.  I tre comitati che vengono costituiti collaborano con solerzia ed impegno alla riuscita della festa, nella cura delle diverse sfaccettature di una festa religiosa dalle profonde connotazioni popolari. La Festa della Madonna attraverso queste diverse pratiche devozionali costituisce un momento unico da vivere in ogni sua manifestazione per dichiarare la propria fede attraverso la devozione a Maria. Rappresentazioni e simboli, devozione e credenze popolari, leggende e tradizioni ereditarie, si alternano, si intrecciano e consolidano nel bagaglio culturale di ciascun sambucese e diventano anelli di una catena che attraversa il tempo e consolida la tradizione della Festa della Madonna che vive e rivive nel ricordo di quel primo atto di “ascolto” dato al popolo Sambucese che da secoli acclama “ E chiamamula ‘ccu putenza, viva Maria di l’Adienza”.

(Antonella Di Giovanna)